lunedì 7 dicembre 2015
Lunedì mattina: DANZAMOVIMENTOTERAPIA
Per iniziare bene la giornata e la settimana.
Ogni lunedì mattina Francesca Lilliu, danzamovimentoterapeuta iscritta al registro professionale APID-DMT conduce un laboratorio.
Ciclo di 10 incontri.
Prenotazione necessaria: fr.lilliu19@gmail.com
Sede: Studio di musicoterapia.
mercoledì 18 novembre 2015
Foto della Giornata Europea della Musicoterapia

GIORNATA EUROEPEA DELLA MUSICOTERAPIA
La musicoterapia umanistica e la presenza dei genitori.
I genitori raccontano la loro esperienza con i loro figli nei vari momenti della loro vita e in diverse situazioni: la nascita, gli interventi, le terapie, la riabilitazione, gli incontri di musicoterapia, la scuola, le difficoltà, i successi.
Il passato il presente e il futuro.
Tante le emozioni condivise. La disabilità è vicino a noi, fa parte di noi.
Abbiamo suonato e deciso come farlo: direzione d'orchestra!
Abbiamo poggiato le nostre mani sulle spalle degli altri. Il pianoforte rispecchia, accoglie e accompagna.
Abbiamo riso e cantato!
Abbiamo riscaldato la voce e cantato diretti da Tobia Tuveri.
I genitori raccontano la loro esperienza.
Giornata Europea della
Musicoterapia, 15 novembre 2015
La musicoterapia
umanistica e la presenza dei genitori
“Il
nostro corpo, a cominciare dal nostro volto, è come una partitura vivente sulla
quale sono ben scritte precise note musicali, che sono impronte del carattere”.
(Edith
Stein).
La
Federazione Europea di Musicoterapia (emtc)
ha organizzato questa giornata e invitato tutti i musicoterapeuti europei a
partecipare.
E’
una giornata che serve per dare informazioni sulla musicoterapia: i modelli di
riferimento, le scuole di formazione, gli utenti, la normativa ecc.
Il
mio studio di musicoterapia, come gruppo regionale della F.I.M. (Federazione
Italiana Musicoterapeuti) aderisce.
La
F.I.M. è una federazione professionale che ha un riconoscimento ministeriale (miur) e ultimamente la nostra
presidente, Giulia Cremaschi Trovesi e quindi la nostra federazione ha avuto la
Certificazione UNI, che attesa la qualità della formazione dei professionisti
musicoterapeuti e garantisce l’utente.
Il
nostro è l’unico modello italiano di musicoterapia e si chiama “Modello della
risonanza corporea nella relazione circolare” di Giulia Cremaschi Trovesi e
Simona Colpani.
La
persona e la musica sono al centro della musicoterapia, il dialogo sonoro, la
capacità del corpo di risuonare con i suoni, con se stesso e con gli altri.
Ascoltare
è un gesto di volontà che richiede intenzionalità.
Compito
del musicoterapeuta è di portare la persona ad ascoltare.
Il
musicoterapeuta deve sapere usare la musica, il paziente può anche non saper
suonare.
La
musicoterapia umanistica prevede inoltre la presenza dei genitori con i bambini
e a volte anche con gli adolescenti e gli adulti perché siamo convinti che la
famiglia ha un’importanza fondamentale nella crescita dell’essere umano.
In
questa giornata ascolterete le testimonianze dei genitori.
I
genitori sono i protagonisti, per una volta, lo spazio è tutto loro!
Ho
chiesto ai genitori di partecipare personalmente perché penso sia importante
“uscire” allo scoperto, raccontare la propria esperienza agli altri.
E’
anche un modo per “uscire” dalla routine degli incontri di musicoterapia una
volta alla settimana alla stessa ora (a volte per anni). Non ci saranno i loro
figli per ovvi motivi.
Entrare
nel mondo della disabilità richiede uno sforzo perché come è come una lente di ingrandimento
che riflette le nostre stesse difficoltà ma le “ingigantisce”:
la
difficoltà nelle relazioni, la difficoltà di stare fermi o di muoversi, di
ascoltare, di “fare” le cose, di pensare e pianificare, di trovare obiettivi,
di usare tutti i cinque sensi, di trovare le parole giuste, di trovare pace, la
difficoltà di fidarsi, di accettare il nostro corpo che non ci piace, che ci
impedisce di muoverci come vorremmo e anche la difficoltà di scoprire un corpo
che non conosciamo; la paura dell’altro, il non volere entrare in contatto, il
voler restare ognuno per conto suo, la paura di non piacere agli altri.
Ognuno
credo possa aggiungere le proprie difficoltà.
Giulia
Cremaschi disse una volta ad un bambino: “vedi, tu vai bene così come sei, ma
così come sei non puoi andare avanti, devi cambiare”.
Si
può guarire? A volte si a volte no.
Si
può cambiare? Sempre.
“La
presenza dei genitori permette di agire in modo diretto sul sistema famigliare.
Con la presenza dei genitori il professionista intraprende un percorso nel
quale non è solo a decidere. Il bambino è al centro dell’attenzione e viene
coinvolto a stare, ad essere con le persone presenti, ad intraprendere questa
strada dove tutti imparano, in primo luogo, a stare insieme. Il tutto accade
attraverso la musica improvvisata. Si snoda un percorso dal quale tutte le
persone presenti possono trarre profitto” (Giulia Cremaschi Trovesi)
Ho
chiesto quindi ai nostri genitori di fermarsi per chiedersi cosa stanno
facendo, o cosa hanno fatto, perché lo stanno facendo o perché l’hanno fatto e
a cosa serve tutto questo sforzo o è servito.
L’impegno
è stato grande, tutti hanno contribuito, anche con i timori e anche il rifiuto
di partecipare, è modo di esserci, tutti sono presenti e ci raccontano la loro
storia.
Vi
lasciamo i loro pensieri ed emozioni. Fatene buon uso perché sono preziosi.
Ho
fatto loro tre domande alle quali ho chiesto di rispondere senza pensare
troppo.
Perché
hai scelto la musicoterapia?
Com’è/stato
per te?
Com’è/stato
per tuo figlio?
P.
La
musicoterapia è stata una delle attività più significative nel progetto di vita
di mio figlio.
Dagli
ultimi anni delle scuole elementari sino a fine ciclo delle scuole medie, il
suo percorso riabilitativo verteva al raggiungimento di minimi obiettivi: motori,
di linguaggio e socializzazione.
Come
"qualsiasi bambino", ci siamo resi conto che lui dava delle risposte
solo se l'attività proposta le procurava "piacere".
Negli
anni ‘90 non era semplice individuare attività e terapie che ci
permettessero di venire incontro alle sue esigenze. così pensammo alla musica
come strumento di comunicazione non verbale e a facilitare la relazione ma
avvenne molto di più.
Quel
pianoforte agiva sulle emozioni più profonde, il suo corpo disteso sulla sua
coda era come un pentagramma dove riscrivere e organizzare nuove note, le
sue mani si aprivano, i suoi movimenti scanditi generalmente da un
ipertono fluttuante diveniva fluido e armonioso.
Quest'attività
lo rendeva soggetto attivo, la sua perenne rassegnazione veniva sostituita da
una forte volontà di essere propositivo nell'attività.
E’
stata un a fantastica esperienza che ha insegnato a noi genitori ed a lui
"l'ascolto"!!
I
giochi i colori il movimento...finalmente avevano un senso per lui...La musica
lo rendeva consapevole di esserci e di essere un soggetto attivo....!
Abbiamo
così allargato quest'esperienza in condivisione con i compagni di classe dando
vita, quasi inconsapevolmente, ad un processo di integrazione ed inclusione
irreversibile. Spero, che presto, la musicoterapia possa tornare far parte
della nostra vita e a regalare a nostro figlio nuove emozioni!
M.
La nostra scelta di cominciare un percorso di
musicoterapia è nato dalla curiosità di conoscere un'attività che sta ad un
livello diverso e per noi superiore rispetto alla riabilitazione classica...
tocca e smuove l'essere... un percorso in continua evoluzione... in crescente
evoluzione...
L'interiorità umana è ricchissima di risorse e
secondo noi a queste attinge la musicoterapia per utilizzarle al meglio, anche
in situazioni dove pare impossibile aprire un varco comunicativo.
La musicoterapia ha sviluppato il "gioco
insieme", con mamma e papà e ha sviluppato una sensibilità e apertura
verso l'altro attraverso la forza del pianoforte e la dolcezza e sicurezza nel
sentire me stesso e gli altri intorno... che mi amano...
La musicoterapia ha creato una bella e positiva
relazione circolare dove in mezzo c'è l'IO sul pianoforte e intorno la mia
famiglia rilassata e felice di giocare con me e Stefania e Tobia che
continuamente rinforzano e circondano questa circolarità.
Queste frasi sono naturalmente “imperfette” perché
non professionali... vedono la musicoterapia dall'altro lato, quello fortemente
emozionale... c'è talmente tanto li durante gli incontri, che per me è
complicato sintetizzare ciò che si prova... ogni volta.
F.
Perché
hai scelto la musicoterapia?
Visto
il lavoro che svolgo, scegliere l’arteterapia come modalità per lavorare sulla
relazione con A. è stata per me e mio marito una scelta abbastanza naturale. Si
trattava però di cercare un professionista capace, con esperienza, qualcuno a cui affidare serenamente la
persona per noi più preziosa. L’abbiamo trovata in te Stefania e a distanza di
tempo sappiamo di aver fatto la scelta giusta. Avremmo lavorato con la
musicoterapia : un’attività che avesse un’idea più ampia e completa di
comunicazione e relazione, in cui noi della famiglia saremmo stati coinvolti in
modo attivo e questo, considerata l’età del bambino, era per noi molto importante.
Soprattutto
desideravamo uno spazio in cui l’attenzione fosse rivolta ad A. e non al suo disagio.
Com’è stato per te?
Ero
già salita sul piano ed era stata un’esperienza importante sotto tanti aspetti.
Ma salire su quel pianoforte con A. è stato come ritrovarmi dentro una grande pancia con lui,
è
stato come essere accolti da una
grande mamma capace di sostenerci entrambi e di aiutare me ad accompagnare mio figlio. Grazie!
Ogni
volta che la musica ha colto, ha visto e rispecchiato qualcuno dei miei gesti
nei confronti del mio bambino, gli
ha dato valore, lo ha reso prezioso, incoraggiandomi nel mio ruolo di mamma:
“ posso fare e quello che faccio per
lui, vale”
Grazie!
Man
mano che la relazione tra A. e Stefania cresceva, mi sono sentita di prendere un po’ di distanza e mi sono
permessa di stare in ascolto di come stavo e di osservare alcuni aspetti in
relazione ad Angelo.
Grazie!
Come
è stato per tuo figlio?
Un
luogo sicuro per poter essere,
fiducia,
lasciarsi
accompagnare,
piacere
di scoprire,
partecipazione,
presenza,
ascolto
suono,
dare
voce
queste
sono le parole chiave delle cose preziose
che A. ha trovato nel percorso di musicoterapia e che in questa fase
della sua vita erano particolarmente delicate e fondamentali per consentirgli
di progredire.
Ho scelto la musica come
terapia dopo che tante altre si sono stancamente succedute negli anni.
Per me voleva essere la
risposta alla ricerca di un’attività gradevole.
In realtà ci siamo ritrovati
immersi in una vera magia, dove si fondono di tutti coloro che partecipano,
quelli che hanno bisogno di cure con quelli che, senza il bisogno di stare in
cattedra, costruiscono ogni volta una rinnovata armonia di suono e canto..
Il risultato, incredibile, è
questo mondo di emozioni indefinibili… e pure reali e palpabili… per un’ora.
Dopo la scena si chiude e resta quella bella condizione di allegria e
benessere… quando si esce si canta. Non so se i sacri testi della musicoterapia
individuino quanto è stato qui riportato tra gli obiettavi del trattamento ma
non è questa la richiesta che mi è stata fatta. Mi è stato domandato di
esprimere cosa volesse dire per me questa esperienza nuova. E’ così, l’ho
descritta.
R.
Mio figlio vocalizza e per me è musica. Quando la musica è nell'aria, tutto l'ambiente che ci circonda si modifica, cambia l'energia. Questi cambiamenti hanno nutrito i sensi e le emozioni di mio figlio.
Le vibrazioni delle note e la musica del pianoforte lo hanno, a volte, rilassato fino al sonno ed altre volte stimolato tanto da evocare in lui nuovi suoni, nuovi vocalizzi.
Quell'ora piena di note, di vibrazioni e di energia ci ha permesso di conoscerci e di riconoscerci per seguire insieme, felici, il percorso di vita che lui, mio figlio, ha scelto.
F.
Andammo
tanti anni fa a trovare Giulia Cremaschi Trovesi a Bergamo e la rincontrammo
poi a Nuoro e fu un’esperienza così forte che io e mia moglie ancora ne
parliamo.
Sono
passati ormai più di 18 anni.
Ci
dispiaceva non poter proseguire con la musicoterapia perché in Sardegna allora
non c’era nessuno che utilizzasse questo metodo e per nostro figlio era
l’approccio migliore.
Nostro
figlio, E. è un giovane uomo, ha una lesione cerebrale, epilessia, cecità,
sordità e totale assenza di linguaggio e di movimento.
Il
ricordo è vivido: era steso sulla cassa armonica del pianoforte. Le mani di
Simona lo muovevano delicatamente. Era vivo. Respirava. Gli occhi si muovevano
e la bocca si increspava in tanti micro movimenti. Cosa sentiva? Non lo sapremo
mai!
Giulia
Cremaschi suonava delicatamente, eravamo tesi, in attesa. Il suono dei gravi,
lo ricordo ancora ci teneva lì, incollati.
Giulia
Cremaschi ci spiegava il lavoro che stava facendo ma anche lei era tesa e
attendeva ma sorrideva. Non avevamo mai visto un terapeuta sorridere così
fiducioso.
Poi
mia moglie disse: “E’ felice, sorride”. E allora spuntò l’arcobaleno.
Nostro
figlio si è aggravato di molto e la situazione si è fatta veramente seria, non
possiamo più spostarlo dalla sua casa-nido.
Abbiamo
fatto musicoterapia per tre anni con Stefania, il suo studio aveva appena
aperto, profumava di pulito. Le due gatte venivano a salutarci quando
arrivavamo.
Una
di loro stava sul pianoforte con E .e la co-terapeuta.
Ogni
volta era una festa!
Nostro
figlio ha iniziato a usare la sua voce, anche se flebile, c’era, la sentivamo!
Ha
iniziato a farsi sentire e noi con lui abbiamo imparato a farci sentire.
Abbiamo
cantato, suonato insieme e riso e abbiamo anche versato tante lacrime.
Ci
siamo divertiti a scoprire nuove espressioni in lui, nuovi modi di fare, di
essere, di respirare, di cambiare colore del volto.
Ci
siamo divertiti anche a ritrovare espressioni quotidiane e familiari.
Stefania
ci ha chiesto se volevamo scrivere per questa occasione e l’abbiamo fatto con
piacere e con nostalgia.
Viviamo
in Svizzera ma il ricordo della Sardegna e anche di quei giorni lontani dove
tutto ci sembrava possibile e impossibile allo stesso tempo restano nei nostri
cuori!
Salutiamo
tutti voi che siete lì alla Giornata Europea della Musicoterapia.
Buon
divertimento! Forza e coraggio a tutti voi, genitori di bambini disabili e non!
C.
Ho scelto la musica come
terapia dopo che tante altre si sono stancamente succedute negli anni.
Per me voleva essere la
risposta alla ricerca di un’attività gradevole.
In realtà ci siamo ritrovati
immersi in una vera magia, dove si fondono di tutti coloro che partecipano,
quelli che hanno bisogno di cure con quelli che, senza il bisogno di stare in
cattedra, costruiscono ogni volta una rinnovata armonia di suono e canto..
Il risultato, incredibile, è
questo mondo di emozioni indefinibili… e pure reali e palpabili… per un’ora.
Dopo la scena si chiude e resta quella bella condizione di allegria e
benessere… quando si esce si canta. Non so se i sacri testi della musicoterapia
individuino quanto è stato qui riportato tra gli obiettavi del trattamento ma
non è questa la richiesta che mi è stata fatta. Mi è stato domandato di
esprimere cosa volesse dire per me questa esperienza nuova. E’ così, l’ho
descritta.
R.
Mio figlio vocalizza e per me è musica. Quando la musica è nell'aria, tutto l'ambiente
che ci circonda si modifica, cambia l'energia.
Questi cambiamenti hanno nutrito i sensi e le emozioni di mio figlio.
Le vibrazioni delle note e la musica del pianoforte lo hanno, a volte,
rilassato fino al sonno ed altre volte stimolato tanto da evocare in lui nuovi suoni, nuovi vocalizzi.
Quell'ora piena di note, di vibrazioni e di energia ci ha permesso di conoscerci e di riconoscerci
per seguire insieme, felici, il percorso di vita che lui, mio figlio, ha scelto.
Grazie a tutti per la partecipazione.
Stefania Battarino e
tutti i genitori.
martedì 17 novembre 2015
Video della Giornata Europea della musicoterapia
Ecco i saluti finali cantati: improvvisazione di gruppo.
lunedì 9 novembre 2015
LE DEE DENTRO LA DONNA: ATENA
Vi invito con piacere a partecipare al laboratorio " LE DEE DENTRO LA DONNA"
Ciclo
di eventi sul femminile. Un'occasione per incontrare i diversi aspetti
della donna rappresentati simbolicamente dalle dee dell'Olimpo.
In quest'appuntamento lavoreremo su ATENA: cosa accade quando Atena danza dentro di te?
Conducono: Francesca Lilliu e Carla Zurru
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